Copia del progetto di Pellegrino Tibaldi

Autore

[Richino, Francesco Maria ?]; [Tibaldi, Pellegrino]

Titolo

Copia del progetto di Pellegrino Tibaldi

Datazione

XVII secolo; [1610 ?]

Collocazione

AVFDMi, Archivio Disegni, 205

Dimensioni

1220x1275 mm

Tecnica e Supporto

Preparazione non rilevabile (presumibilmente a matita), compasso; esecuzione a penna e inchiostro bruno, acquarello grigio; supporto cartaceo, filigrana non rilevabile (incollato su montaggio rigido).

 

 

Scala

Non visibile.

Iscrizioni

Non presenti

Notizie

Il disegno rappresenta una delle copie esistenti del progetto di Pellegrino Tibaldi, probabilmente redatte da Francesco Maria Richino e conservate oggi presso l’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano (questa copia completa, AVFDMi, Archivio Disegni, 205), l’Archivio Storico Civico (copia della sola metà sinistra; ASCMi, Raccolta Bianconi, II, f. 26r) e presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano (copia del solo campanile di sinistra; BAMi, F. 251 inf. n. 50).

Il disegno è composto su sei fogli incollati insieme, di dimensioni simili, e si presenta oggi interamente incollato su montaggio rigido che eccede le dimensioni del foglio. La carta presenta uno stato di consunzione piuttosto avanzato, è imbrunita in modo omogeneo, ma molto accentuato, stato che compromette la lettura di alcuni particolari a causa di un deterioramento dell’inchiostro, specialmente in basso, in corrispondenza della pianta. I margini del foglio sono irregolari e si notano alcune lacune, grinze e strappi diffusi in diverse parti della superficie, compensati tramite l’incollaggio al supporto, inoltre sono presenti numerose macchie scure sparse. Lungo i margini una fascia più chiara suggerisce che il disegno possa essere stato per un certo periodo inserito all’interno di una cornice e, dato lo stato di imbrunimento della carta, esposto lungamente.

Nonostante la consunzione del foglio, è particolarmente evidente l’accuratezza con la quale è condotto il disegno, i tratti a penna sono sottili, incisivi, assai regolari e privi di pentimenti, realizzati a strumento per le parti architettoniche, con grande abilità e tratto sicuro. Allo stesso modo i tratti a mano libera dei particolari decorativi mostrano una mano molto abile ed esperta e un tratto espressivo e vivace, anche l’acquarello, inoltre, è steso a chiaroscuro e accentuato in ombre dense sul lato destro degli elementi, mentre una campitura monocroma è usata invece per i vuoti all’interno delle finestre e porte nel prospetto e per i pieni murari nella pianta.

 

Note critiche

Francesco Maria Richino è impegnato nella progettazione della facciata del Duomo di Milano in due fasi distinte: la prima si colloca all’inizio del XVII secolo, la seconda invece corrisponde agli anni Trenta del XVII secolo e sfocia nel progetto tramandato dalla stampa del 1635 (della stampa esistono diversi esemplari completi, si vedano le schede relative; AVFDMi, Archivio Disegni, 38; BAMi, S. 148 sup. n. 13; CRSMi, Tr g 10). Nel 1602 si era provveduto all’esecuzione di uno scavo nello spazio antistante la cattedrale, per verificare la presenza di eventuali fondazioni eseguite precedentemente, delle quali erano stati rinvenuti soltanto alcuni resti corrispondenti alla porta maggiore (si trattava probabilmente delle fondazioni per il previsto spostamento della porta di Compedo in facciata, verosimilmente abbandonato poco dopo il 1582; Repishti, 2003, p. 62). Nel 1603 è convocata una commissione composta da Lorenzo Binago, Pietro Antonio Barca, Francesco Sitone e quattro deputati della Fabbrica per discutere le proposte di Martino Bassi, Tolomeo Rinaldi, lo stesso Barca, e forse anche Binago e Richino, in rapporto al progetto di Pellegrino Tibaldi, prediligendo la scelta di utilizzare piedistalli al di sotto delle grandi colonne del primo ordine, caratteristica che accomunava tutte le proposte presentate (Repishti, 2003, pp. 62-63). Nello stesso 1603 (Annali, V, p. 10; Bocciarelli, 1969, p. 175; Repishti, 2003, p. 63 e nota 131) sono citati per la prima volta alcuni modelli realizzati da Richino per la facciata, che sono inoltre pagati al maestro la cifra di 12 ducati (1603, 27 gennaio e 12 febbraio: AVFDMi, Mandati, ad datam; Repishti, 2003, p. 115, nota 131). Nel marzo del 1605 Richino riceve la rara carica all’interno della Fabbrica di Caput Magister, vincendo a sorte dopo una votazione a pari merito contro Giovanni Battista Mangone, ma nel dicembre dello stesso anno è licenziato, in seguito a un’accusa di falsificazione di documenti (Repishti, 2003, p. 64). Successivamente, tra il 1606 e il 1607, diversi maestri (Antonio Maria Corbetta, Onorio Longhi, Gerolamo de’ Capitani da Sesto, Pietro Antonio Barca e alcuni anonimi), tra i quali anche Richino, formulano nuove proposte, mentre si avvicendano alla direzione del cantiere Antonio Maria Corbetta e Aurelio Trezzi, fino a quanto nel 1609 Federico Borromeo interviene nella discussione per la facciata, disponendo che essa fosse definitivamente eseguita secondo il progetto di Pellegrino Tibaldi, modificando solo l’ordine superiore, e ordinando con la successiva delibera del 2 aprile di adottare colonne senza piedistalli (Repishti, 2003, p. 70). Sono diversi gli elaborati grafici attribuibili a Richino, che sono stati collocati cronologicamente in questa prima fase del suo intervento nella questione della facciata, anche se diverse sono le ipotesi degli studiosi sulla sequenza cronologica dei disegni stessi e sulla loro esatta collocazione. In particolare nel secondo tomo della Raccolta Bianconi, sono stati individuati come appartenenti a questa fase i disegni ai ff. 27r, 28rA, 29r, 30r, 31r, oltre alle copie del progetto di Pellegrino Tibaldi, probabilmente tutte di mano di Francesco Maria Richino e collocabili nel 1610 (AVFDMi, Archivio Disegni, 205; ASCMi, Raccolta Bianconi, II, f. 26r; BAMi, F. 251 inf. n. 50; per la proposta di datazione di questi ultimi Repishti, 2002, p. 37 e Repishti, 2003, p. 51). Esiste infatti un pagamento di 70 lire imperiali effettuato dalla Fabbrica del Duomo a Richino del 1 settembre 1610 («per sua mercede di alcuni disegni da lui fatti per la facciata di detta chiesa e pianta della corte ducale per servizio di detta fabbrica»; AVFDMi, Mandati, ad datam; Bocciarelli, 1969, p. 179) al quale i disegni potrebbero essere correlati.

Il disegno, già citato da Mongeri e Morazzoni, è stato creduto per diverso tempo disperso ed è stato poi recuperato agli studi nell’ambito della mostra relativa ai disegni per la facciata del Duomo del 2002 a cura di Francesco Repishti. La proposta attributiva a Francesco Maria Richino deriva, oltre alle possibilità di identificazione documentaria, dalla congruenza della tecnica grafica utilizzata, che è chiaramente compatibile con quella dei disegni firmati da Richino stesso per la facciata e da ritenersi cronologicamente limitrofi. In particolare si nota lo stesso modo di curare con minuzia l’architettura, anche attraverso un abile chiaroscuro. Nel disegno della Fabbrica tuttavia, vi è una certa attenzione anche per le parti figurate, più corsive e rigide invece nella copia in Raccolta Bianconi. Repishti nota in particolare come nel disegno compaiano, sotto la trabeazione del primo ordine, alcune delle storie presenti nei disegni di Cerano del 1629 per gli ingressi (Repishti, 2002), inoltre in corrispondenza del portale maggiore lo studioso segnala un ripensamento del portale, che testimonia una redazione precedente poi corretta (assente dal foglio in Raccolta Bianconi, nel quale il portale è invece identico, eccettuate le decorazioni figurate, a quello definitivo contenuto nel foglio della fabbrica).

In ogni caso, tutti gli studiosi che si sono occupati del pezzo ne hanno rilevato l’estrema importanza quale testimonianza grafica del progetto di Pellegrino Tibaldi, noto oggi solo attraverso copie, tra le quali questi fogli richiniani rappresentano le più antiche. La copia della Veneranda Fabbrica del Duomo si differenzia da quella conservata presso l’Archivio Storico Civico per la presenza dei rilievi figurati e per l’assenza, invece, delle quote delle diverse parti.

 

Bibliografia

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Schedatore e data

Jessica Gritti 2012

ISBN

9791220009157

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